L'alibi per introdurre una nuova tassa sarebbe quello di scoraggiare definitivamente i fumatori a fumare anche una cosa che assomiglia solo a una sigaretta e, quindi, potrebbe essere ugualmente dannosa. Questa giustificazione è però stata ampiamente smentita da diversi oncologi autorevoli, uno per tutti il professor Umberto Tirelli, e da uno studio di settore condotto dall’Istituto Bruno Leoni. Questo stato apparentemente moralista e salutista vorrebbe farci credere che ricorrere ad una tassazione spietata serva a reprimere i nostri vizi, quando in realtà ogni anno dal settore del tabacco si ricava il 7% del gettito delle imposte indirette. Buona sostanza le sigarette contengono all’erario perché l’imposizione sulle stesse è mediamente pari a 75% del prezzo di vendita; gli introiti del settore tabacco si aggirano al 3% delle entrate complessive del paese. Per un prezzo ipotetico pari a 100 avevo così che il 58,5% viene versato all’erario sotto forma di accisa, il 17% sempre allo stato per l’Iva, 10 è guadagno del rivenditore, 14,5 il guadagno del produttore. Le conclusioni a cui lo studio dell’Istituto leoni giunge sono le seguenti: c’è un motivo per cui le sigarette elettroniche devono essere vendute nelle tabaccherie in regime di monopolio o a maggior ragione dalle farmacie così come non c’è alcun motivo per cui debbano esserci divieti sulla vendita da parte di esercizi commerciali. Potrebbe essere scoperto che alcuni liquidi fanno male che andrebbero ridotti o vietati e i rischi della salute potrebbero giustificare un livello minimo di accise. Ciò risulta rischioso perché è evidente che lo Stato non interessi la salute ma il livello di entrate fiscali. Tassare le sigarette elettroniche per far si che meno persone utilizzino è decisamente sbagliato, in quanto con esse si diminuisce l’introduzione nel corpo di sostanze cancerogene dovute a combustione del tabacco, che sono alla base di malattie ben note. Il professor Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica, sostiene che coloro che sono forti fumatori, per esempio 30 sigarette al giorno, se riescono a fumarne cinque grazie all’utilizzo della sigaretta elettronica, ottengono un enorme vantaggio per la loro salute. Secondo uno studio, utilizzando la sigarette elettronica più potente abbinata ad un liquido con un’alta concertazione nicotina, 16 mg per millilitro, si rileva che per 10 aspirazioni il contenuto complessivo di nicotina è un terzo rispetto alle sigarette tradizionali che mediamente rilasciano 0,9 mg per millilitro ogni 10 aspirazioni. Non esiste quindi alcuna correlazione tra una tassa e il danno potenziale alla salute, ma solo la necessità di avere un gettito costante; seguendo questa logica non esiste alcun motivo per cui non tassare la sigaretta elettronica.
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